Dopo 29 anni, il caso di Manuela Murgia potrebbe riaprirsi. La sedicenne, trovata morta nella gola di Tuvixeddu il 5 febbraio 1995, è stata dichiarata suicida, ma i suoi fratelli Elisa, Anna e Gioele non hanno mai creduto a questa versione. Oggi, nuovi dettagli rafforzano i loro dubbi.
Manuela uscì di casa il 4 febbraio dopo una telefonata misteriosa. Il giorno dopo, una chiamata anonima alla polizia indicò il luogo esatto in cui giaceva il suo corpo, ai piedi di una rupe alta 30 metri. Secondo la famiglia, non conosceva quel posto e non avrebbe potuto raggiungerlo senza sporcarsi o strapparsi i vestiti, che invece erano intatti. Sul suo corpo, invece, c’erano numerosi tagli inspiegabili.
Recentemente, i fratelli hanno scoperto che l’autopsia rilevò tracce di semolino nel suo corpo, un cibo che non aveva consumato in casa. Questo elemento, unito alle incongruenze della scena del ritrovamento, alimenta il sospetto che Manuela sia stata uccisa e poi trasportata lì.
Per anni, alla famiglia sono stati negati documenti cruciali. Ora, con nuove prove e vecchi interrogativi irrisolti, i fratelli chiedono a gran voce che il caso venga riaperto. “Manuela non si è tolta la vita. Qualcuno l’ha uccisa”, affermano con determinazione.
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